Buzzati Dino - 1950 - Sessanta racconti by Buzzati Dino

Buzzati Dino - 1950 - Sessanta racconti by Buzzati Dino

autore:Buzzati Dino [Buzzati Dino]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Anthologies (multiple authors)
ISBN: 9788852039669
Google: Xv7YAgAAQBAJ
Amazon: B00IFRM24C
editore: MONDADORI
pubblicato: 2014-02-10T23:00:00+00:00


25. I REZIARII

Monsignore era solo nella campagna. si avvicinò a una siepe e con uno stecchetto tolse dalla tela un grosso ragno: era giovane, sodo, magnifico; squisiti disegni di colore delicatissimo istoriavano la cupola dell'addome. La bestiola fu tratta via per il suo stesso filo e così dondolava, appesa, senza sapere che cosa le accadesse.

Ma un altro ragno ancora più formidabile stava, in un vicino varco della siepe, al centro della sua tela, Assomigliava a Moloc, oppure anche al dragone, il serpente antico, che porta il nome di Satana. Nel grande splendore della vita esso regnava, sazio ed immobile, in quel pezzetto di mondo. Dentro alla sua rete, a scopo di esperimento, monsignore lanciò con mossa precisa il primo ragno; il quale vi restò attaccato, invischiandosi.

L'uomo non fece in tempo a vedere. Il grande ragno sembrava dormisse: invece cadde fulmineo sul forestiero.

E già le sue zampe lo avvoltolavano nelle argentee garze di bava. Non ci fu lotta. In pochi istanti il ragno fu accartocciato in un pacchetto, non poteva più muoversi.

Era sera, quieta la campagna, il sole scendeva regolarmente verso le montagne, facendo rilucere la ragnatela nei minuti disegni. Tutto era tornato nella pace. Nel mezzo, come prima, il gigantesco ragno immobile, come in letargo.

Più sotto quel cartoccetto sospeso, con dentro il nemico.

Era morto? Ogni tanto le due zampe anteriori avevano tremiti quasi impercettibili.

Sennonché all'improvviso il prigioniero si sciolse. Non fece visibili sforzi, non diede scosse. Meditando nel chiuso della trappola, ne aveva decifrato il segreto? Si sfilò fuori, apparve intatto, si incamminò senza fretta lungo uno dei fili radiali che sorreggevano la rete. Fa presto, muoviti pensò monsignore; vuoi farti riprendere? Ma il ragno non aveva premura.

Moloc, irrigidito nel trono, non batté ciglio. C'era stato un patto tra i due? Il più grande per esempio poteva aver detto all'altro: se riesci a liberarti da solo ti farò grazia, o qualcosa di simile. Restò infatti fermo come una statua, finse di non sapere, rinunciando. E già il minore si inoltrava tra le foglie.

Monsignore però fu più lesto e riuscì nuovamente a staccare dalla pianta il ragno fuggiasco, senza danneggiarlo. Lo fece oscillare due tre volte a pendolo, poi con delicatezza lo gettò per la seconda volta nella rete.

E per la seconda volta il gigante scattò. In un baleno fu sopra l'altro e aprendo le zampe cercava di avvilupparlo.

Ci fu una breve lotta. Il minore era rimasto appiccicato malamente alla rete né poteva voltarsi per lottare faccia a faccia.

In qualche modo tuttavia si difendeva, torcendosi all'indietro.

In questa posizione sbilenca poco dopo restò inchiodato.

I legamenti erano tuttavia molto meno perfetti di prima.

Nello scontro iniziale il ragno maggiore aveva speso senza risparmio la sua bava e non gliene restava quasi più. Dovette limitarsi a una fasciatura sommaria, larghi varchi restando aperti tra benda e benda. Allora, alle spalle di monsignore, una piccola cosa nera si mosse, forse un uccello una foglia, cadente, una biscia. Lui si voltò di soprassalto, ma la campagna era perfettamente deserta. Il ragno che aveva vinto non tornò subito al suo seggio.



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